Di scoperte e miglioramenti nella vita di tutti i giorni ce ne sono stati negli anni. Fra i materiali, ad esempio, più resistenti creati dall’uomo vi è la plastica. Resistente per centinaia di anni, purtroppo il suo abuso ha portato alle conseguenze di inquinamento che tutti conosciamo.
Le microparticelle di questo materiale sono ora dappertutto: nell’ambiente in cui viviamo, nei cibi che ingeriamo e naturalmente nell’acqua che beviamo. Nel caso specifico delle acque imbottigliate, nel 93% di quelle analizzate sono presenti particelle di plastica. Il dato è il risultato di un’analisi commissionata da una piattaforma giornalistica no profit che ha analizzato 259 bottiglie di 11 marche comprate in 9 Paesi.
Le bottiglie d’acqua esposte al sole sono risultate dannose per la salute dell’uomo. Dentro il nostro organismo sono presenti particelle di plastica che si accumulano negli organi, e possono essere causa di numerose e gravi malattie.
Come ricordano gli esperti del CNR, «Ftalati e Bisfenolo A – composti utilizzati come plasticizzanti in numerosi prodotti di uso quotidiano – sono molto diffusi nell’ambiente e vengono rapidamente metabolizzati nell’organismo. Sono riconosciuti essere degli interferenti endocrini e obesogeni con effetti sul sistema riproduttivo, sul neurosviluppo, sul sistema immunitario e sul metabolismo lipidico e degli ormoni tiroidei. La loro azione si svolge principalmente attraverso l’interazione con i recettori steroidei, tiroidei e dei perossisomi».
Secondo lo studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr in collaborazione con l’Università di Pisa, appena pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, per coloro che bevono acqua confezionata in bottiglia di plastica si ha un maggior rischio di malattie metaboliche, mostrando come tra i soggetti diabetici ci sia un’elevata esposizione ai contaminanti.
I ricercatori hanno anche approfondito l’associazione con alcune patologie infantili di origine endocrina quali Telarca prematuro, pubertà precoce centrale e obesità infantile, di origine idiopatica.
Di recente l’Unione europea ha proposto un documento, che ha avuto l’adesione di tutti gli Stati membri, per la proibizione dell’uso di ftalati nella produzione di plastiche utilizzate per gli alimenti, in particolare quelli destinati all’infanzia.
Cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Sicuramente possiamo limitare l’assunzione delle plastiche leggendo bene le etichette ed evitare quelli con sostanze che sappiamo essere nocive. Poi possiamo evitare di cucinare nella plastica poiché il calore favorisce il rilascio di queste sostanze nocive, preferendo vetro e ceramica per la conservazione dei cibi. Infine possiamo scegliere di bere acqua di qualità.
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