L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo dovuta alla pandemia da COVID-19 ha mostrato che gli interventi di Sanità Pubblica sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale del Paese e che la salute di tutti dipende dalla salute di ciascuno. Il piano nazionale della prevenzione (PNP) rappresenta la cornice degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica. Il PNP e i Piani regionali della prevenzione (PRP) svolgono un ruolo di governance e orientamento, favorendo il collegamento e l’integrazione tra le azioni previste da leggi, regolamenti e piani di settore. Le principali aree di integrazione riguardano prevenzione del rischio chimico e relazioni con l’INAIL riguardo l’esposizione dei lavoratori a rischi chimici e fisici.
La vision del piano prende spunto dai principali indirizzi delle istituzioni internazionali ed europee elaborati e adottati con il concorso dei diversi Paesi, tra cui l’Italia. La drammatica esperienza della pandemia da SARS-COV 2 ha sottolineato come uomo, animali e ambiente siano fortemente connessi in una relazione di interdipendenza, portando alla luce le implicazioni dell’equità sulla salute, dal momento che le fasce deboli della popolazione (anziani, malati cronici) sono risultate essere i target in cui l’impatto della pandemia è stato peggiore. La Dichiarazione riconosce che il benessere delle popolazioni è strettamente legato agli obiettivi dell’Agenda 2030 e agli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima del 2015 che, necessariamente, devono far parte integrante di una strategia su ambiente e salute.
Per un’efficace azione di contrasto alle malattie vanno potenziati, integrati e resi pienamente operativi i sistemi di sorveglianza e i registri già indicati nel DPCM 3 marzo 2017 (“Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie”) e va potenziata la capacità di agire sul territorio con indagini sul campo e di monitorare in tutte le aree del Paese l’attività delle strutture territoriali. Il PNP 2020-2025 richiede, quindi, l’adozione di sistemi di pianificazione e monitoraggio, integrati con le linee di azione delle cure primarie e sociosanitarie, declinati su scala regionale e locale, ancorati al sistema di misurazione quali-quantitativa del raggiungimento degli obiettivi delle Direzioni aziendali, con esplicita identificazione delle relative responsabilità.
Per sostenere la realizzazione degli obiettivi del PNP bisogna fare leva sulla Responsabilità Sociale d’Impresa che prevede l’ingaggio di “Datori di lavoro” (privato e pubblico comprese strutture sanitarie) nell’attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente “favorevole alla salute” attraverso il miglioramento dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro in termini di incremento delle opportunità strutturali per l’adozione di scelte comportamentali salutari e il contestuale coinvolgimento di tutto il personale per favorire l’aumento di conoscenze e competenze.
Si è definito un Piano nazionale per la qualità dell’aria indoor con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e il microclima negli ambienti, in particolare quelli frequentati dai bambini e gli edifici pubblici. L’inquinamento atmosferico è infatti considerato dall’OMS il principale fattore di rischio ambientale per la salute, tra le cause principali dei decessi dovuti a malattie croniche non trasmissibili.
I luoghi di lavoro sono un setting strategico dove le persone, che vi trascorrono la maggior parte della loro giornata, possono essere più facilmente raggiunte e coinvolte. La promozione della salute nei luoghi di lavoro (Workplace Health Promotion – WHP) è stata, infatti, identificata dall’OMS come una delle strategie efficaci nell’ambito delle politiche di promozione della salute. Il miglioramento degli spazi di vita delle persone è, perciò, un obiettivo imprescindibile dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, finalizzato a rendere le città e le comunità sicure e sostenibili.
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